Il sito ha un indiscusso valore paesaggistico per la presenza del complesso di affioramenti rocciosi di origine sedimentaria, la componente biotica riveste però anchessa un rilevante significato, sia per il valore paesaggistico che contribuisce a dare al sito, che per linteresse più strettamente naturalistico che assumono soprattutto le biocenosi rupicole.
Lambiente rupestre è sempre interessante dal punto di vista floristico e vegetazionale in quanto il substrato roccioso favorisce una flora altamente specializzata e in genere ricca di endemismi o specie a distribuzione ristretta. La particolare natura del substrato delle rupi di Pietrapertosa, con la coesistenza di sedimenti ricchi di quarzo e cemento calcareo, ha probabilmente favorito la coesistenza di specie rupicole prevalentemente calcicole con specie tendenzialmente più acidofile. Le comunità che si rilevano possono essere riferite allhabitat 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica per la presenza di specie quali Phagnalon rupestre s.l., Athamanta sicula, Teucrium flavum, Lomelosia crenata, Aurinia saxatilis, Dianthus gr. sylvestris, Centaurea deusta. La vegetazione strettamente rupicola, caratterizzata da una prevalenza di specie ad habitus camefitico, è alternata a praterie a carattere orofilo, riferibili allhabitat 6210,e a lembi di vegetazione prativa più termofila riferibile allhabitat 6220*. In questo contesto si rilevano popolazioni di specie particolarmente interessanti fra le quali è da citare la presenza di Stipa austroitalica, endemismo dellAppennino meridionale, incluso nellAll.II della Dir. Habitat come specie di interesse prioritario. Questi prati possono essere in parte riferiti allhabitat 62A0, recentemente incluso nel Manuale Italiano degli Habitat ed in cui vengono inquadrate le Praterie xeriche submediterranee ad impronta balcanica dell'ordine Scorzoneretalia villosae. Nell'Italia sud-orientale quest'ordine di vegetazione è rappresentato dall'alleanza Hippocrepido glaucae-Stipion austroitalicae Forte & Terzi 2005 in cui rientrano le formazioni a Stipa austroitalica della Murgia materana e della Puglia. Nel SIC in questione questi aspetti sono poco estesi e limitati a stazioni semirupestri dove probabilmente rappresentano aspetti primari o situazioni in cui levoluzione verso forme di vegetazione più strutturata è fortemente rallentata a causa del substrato. I pascoli di origine secondaria sono invece più chiaramente riferibili allhabitat 6210.
Di rilievo è anche la presenza di Linaria dalmatica, specie a distribuzione appennino-balcanica nota in Italia per pochissime località della Basilicata, Calabria e Puglia, considerata minacciata (EN) a livello nazionale e regionale (Conti et al., 1997).
Altra presenza floristica di rilievo è rappresentata da Knautia lucana, endemismo esclusivo della Basilicata, noto per poche località della regione. Sulle scarpate e su substrati incoerenti presso Castelmezzano si rinviene Onosma helvetica ssp. lucana, anche questo un endemismo dellItalia meridionale, noto solo per tre località lucane e tre calabresi (Peruzzi et al., 2004). La stazione delle Dolomiti Lucane rappresenta il locus classicus di questa entità.
Piuttosto ricco è anche il contingente di orchidee che caratterizza e valorizza lhabitat 6210 (Orchis tridentata, Orchis papilionacea, Orchis mascula, Ophrys tethrendinifera, Orchis provincialis, Orchis quadripuntata, Anacamptis pyramidalis). Oltre agli habitat rupestri, il sito è caratterizzato da boscaglie e foreste che contribuiscono alla diversificazione ambientale e conferiscono una elevata biodiversità al sito. Sempre sulle rupi, nei valloni in cui si ha un maggiore accumulo di suolo, si instaura una boscaglia caratterizzata dalla dominanza di specie decidue quali Pistacia terebintus, Quercus virgiliana, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Coronilla emerus. Queste formazioni sono state inquadrate nellhabitat 91AA*, a cui sono stati di recente riferiti i boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus, spesso in posizione edafo-xerofila tipici della penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici.
Lhabitat 6310 Dehesas con Quercus spp. sempreverde precedentemente segnalato nella Scheda Natura 2000 del 2003 è da escludere in quanto nellarea non sono presenti pascoli alberati con querce sempreverdi, ma piuttosto boschi (querceti sempreverdi e decidui) sempre con elevate coperture dello strato arboreo in cui viene praticato il pascolo, con conseguente impoverimento dello strato arbustivo.
Le boscaglie rupestri erano precedentemente state attribuite allhabitat 9340. Per la prevalente componente di specie decidue si preferisce attribuire tali formazioni al nuovo habitat 91AA* ed escludere lhabitat 9340 dal sito.
Sotto il profilo faunistico il sito presenza una non comune mescolanza di elementi ecologicamente molto ben differenziati, in risposta allampia diversità ambientale che caratterizza questo sito. Sono infatti ben rappresentati gruppi faunistici tipicamente mediterranei (Sylvia cantillans, Sylvia melanocephala, Elaphe quatuorlineata), localizzati tendenzialmente alle quote inferiori in corrispondenza delle aree più xeriche, come pure elementi continentali o appenninici, distribuiti in funzione delle poche formazioni boschive, dei torrenti a rapido corso e delle fasce arbustive sui prati sommitali (Dendrocopos medius, Cinclus cinlcus, Lanius collurio, Salamandrina terdigitata).
Lintero SIC si pone come unarea strategica per la conservazione di alcune specie di Uccelli aventi una distribuzione discontinua e localizzata nellintero areale. Il territorio accidentato, caratterizzato da imponenti rupi e affioramenti, quasi integri sotto il profilo dellantropizzazione, rendono larea particolarmente idonea alla nidificazione di alcune specie di interesse comunitario, inserite nellAll. I della Dir. 79/409 CEE:
- Cicogna nera (Ciconia nigra). La specie si riproduce con una coppia allinterno del SIC, dove la sua nidificazione è conosciuta almeno dal 2002 (Bordignon, 2005). La popolazione italiana di questo raro ciconiiforme è stimata in 10-11 coppie al 2009 (Bordignon et alii, 2010), delle quali 5-6 presenti in Basilicata. Il SIC Dolomiti di Pietrapertosa, dunque, svolge un ruolo primario per la conservazione della specie, fungendo anche da potenziale bacino di espansione per la colonizzazione di altri territori limitrofi. I principali fattori di minaccia riguardano il rischio di impatto con cavi sospesi, il disturbo ai nidi a seguito della messa a punto di vie ferrate per larrampicata sportiva e linquinamento delle acque fluviali utilizzate come aree di foraggiamento.
- Biancone (Circaetus gallicus). Almeno una coppia nidifica all'interno del SIC. Specie piuttosto rara e localizzata nel centro-Sud, con appena 15-18 coppie stimate per la Basilicata (Sigismondi et alii, 1995). I possibili fattori di rischio sono da individuare nel disturbo ai nidi, tagli indiscriminati in particolare lungo i versanti, abbattimenti illegali, impatto contro linee elettriche e cavi sospesi.
- Falco pellegrino (Falco peregrinus). Nidificante con almeno 2 coppie sulle estese formazioni rupicole tra Castelmezzano e Pietrapertosa. La specie ha conosciuto un forte incremento numerico in tutto il suo areale europeo a partire dalla metà degli anni 80 (Brichetti & Fracasso, 2003; BirdLife 2004), riconquistando territori da cui era scomparso. Il sito è senza dubbio di particolare rilevanza per la conservazione della specie, e potrebbe ospitare un numero di coppie più elevato, data la disponibilità di ambienti idonei alla nidificazione. I fattori di minaccia sono da ricondurre nellarrampicata sportiva (disturbo ai nidi), abbattimenti illegali e impatto contro cavi sospesi.
Di particolare rilievo, inoltre, risulta la comunità ornitica rilevata in corrispondenza degli ambienti cacuminali localizzati nella porzione meridionale del SIC, tra la vetta del Mt. DellImpiso e Costa Cervitale, dove sono stati rilevati importanti popolazioni di Calandro (Anthus campestris), Culbianco (Oenanthe oenanthe), Codirossone (Monticola saxatilis), Sterpazzola (Sylvia communis), Averla Piccola (Lanius collurio) e Zigolo muciatto (Emberiza cia). A questo proposito è opportuno sottolineare che la presenza di specie come lAverla piccola e il Calandro, in continuo declino su scala nazionale ed europea, e inseriti nellAll. I della Dir. Uccelli, suggerisce di avviare un piano di monitoraggio standardizzato pluriennale, finalizzato a verificare il trend delle popolazioni locali. Di un certo interesse, inoltre, risulta la presenza del Codirossone (Monticola saxatilis), nidificante in prossimità della Tempa Pizzuta e nellarea di Costa Cervitale. La distribuzione di questa specie lungo la penisola segue i principali rilievi dellAppennino in maniera discontinua, con ampi vuoti di areale nel Centro-Sud (Brichetti & Fracasso, 2009). Si tratta delle prime osservazioni per questo settore territoriale, che ampliano lareale della specie in Basilicata. E importante, inoltre, sottolineare la nidificazione di alcune coppie di Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) lungo il T. Caperrino. Si tratta di una specie la cui distribuzione è tuttora quasi del tutto sconosciuta in Italia meridionale, ecologicamente legato a tratti fluviali o torrentizi con portata minima garantita, con acque a rapido scorrimento, non inquinate e ricche di macroinvertebrati bentonici (Brichetti & Fracasso, 2007)
Lerpetofauna del SIC si caratterizza per la presenza della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo dellItalia centro-meridionale e inserita nellAll. II della Dir. Habitat. Sono stati individuati due siti riproduttivi nella zona di Cinto dei Forni e in località Acquarra. Un altro endemismo appenninico, la Rana appenninica (Rana italica), inserita nellAll. IV della Dir. Habitat, è risultata essere ben distribuita nel SIC; è stata rilevata in prossimità dei corsi dacqua presenti ma anche in fontanili e abbeveratoi. Il Tritone Italiano (Lissotriton italicus) è stato rilevato in tutti gli ambienti idonei (fontanili, abbeveratoi, pozze anche temporanee). I fattori che possono influenzare negativamente la conservazione di queste specie sono da individuare nella gestione delle piccole zone umide presenti. La ripulitura periodica di alcuni manufatti come fontanili e abbeveratoi di fatto elimina ogni traccia di vegetazione acquatica, indispensabile a queste specie per deporre le uova. Tale pratica è stata osservata ad esempio in località Costa Cervitale, dove un antico fontanile in pietra è risultato essere completamente privo di vegetazione. Le captazioni idriche inoltre, se non opportunamente regolate, possono produrre gravi scompensi in prossimità di sorgenti o piccoli corsi dacqua a carattere torrentizio, compromettendo gli ambienti idonei per la riproduzione delle Salamandrina dagli occhiali. Interessante, infine, la presenza del Cervone (Elaphe quatuorlineata), inserito nellAll. II della Dir. Habitat e del Saettone occhirossi (Zamenis lineatus) endemismo dellItalia centromeridionale inserito nellAll. IV della Dir. Habitat.
Alcune specie precedentemente segnalate nel formulario non sono state osservate durante la presente campagna di rilevamento. Nel dettaglio si espongono di seguito le considerazioni specie-specifiche:
Capovaccaio (Neophron percnopterus). Specie NON rilevata. Analizzando i dati disponibili a partire dal 1997 (Fulco, dati inediti; Archivio MITO2000; Visceglia, dati inediti), non risulta alcuna osservazione di Capovaccaio nellarea di studio. I siti di nidificazione noti per la Regione sono ubicati in altre località, ben distanti dal SIC in esame. E dunque possibile che la specie sia scomparsa dallarea di studio almeno da 13-15 anni oppure che fosse stata originariamente segnalata per errore. Si propone pertanto di ESCLUDERE la specie dal formulario ufficiale.
Lanario (Falco biarmicus). Specie NON rilevata. Dal momento che la specie tende a selezionare siti riproduttivi diversi anno dopo anno, è possibile che attualmente la/le coppie originariamente segnalate si siano spostate. Non è comunque da escludere la possibilità che sia scomparsa dallarea di studio, a fronte del calo generalizzato cui il Lanario sta andando incontro in tutto il suo areale europeo (BirdLife, 2004). Si propone di INCLUDERE la specie nel formulario, stimando una consistenza di 0-1 coppie.
Gufo reale (Bubo bubo). Specie NON rilevata. Si ritiene la sua presenza altamente probabile per lestrema idoneità del SIC in esame. E plausibile che sia passata inosservata durante la prima fase del lavoro a causa di un difetto di ricerca. Ci si riserva di confermarne la presenza nei prossimi mesi. SI propone di INCLUDERE la specie nel formulario ufficiale con consistenza di popolazione ignota avvalendosi del codice generico di presenza (P).
Lupo (Canis lupus). Specie NON rilevata. Si ritiene praticamente certa la frequentazione del SIC da parte della specie, dal momento che è stata rilevata a pochi chilometri nella foresta di Gallipoli-Cognato. Inoltre, sono state raccolte testimonianze attendibili da parte degli allevatori e degli agenti del Corpo Forestale dello Stato, oltre alla documentazione in possesso dellEnte Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane che ne attesta la rpesenza per linterro territorio del Parco. SI propone di INCLUDERE la specie nel formulario ufficiale con consistenza di popolazione ignota avvalendosi del codice generico di presenza (P). |